martedì 30 gennaio 2007

Me - Finestra sull'orizzonte del cielo

Sopravvivere, non soggiacere,
rompere gli schemi, spezzare catene ai polsi
che ci legano alla vita di qualcuno, chi è non sono,
chi sono non siete, chi siete? Non me.
Me è io,
è mente e braccia esili, deboli
mascherate da membro di un circolo vizioso.
Lasciate le braccia agitarsi in un volo
disperato tra sole e luna,
mercurio liquido ruota,
avvelena venere avvenente,
venendo incontro al saggio giove.
E cadere sulla terra da perfetto sconosciuto
col vento solare che mi accende
e scompiglia la chioma di una cometa di luce spenta
di ghiaccio brillante.
Perdonare per donare
alle mani nuove lame
e al cuore nuovo sangue infetto.
Tutto ciò è meno, è mero,
è meglio, è mensa dei poveri.
Un bagliore viola latte
scende dalle montagne a valle,
investe l’uomo.
Ma quale perdono…odio, vendetta!
Tutto questo è vero, è volo,
è velo di vedova nera.
È me.

lunedì 29 gennaio 2007

Sergio

I miei occhi incrociano ogni giorno occhi estranei, occhi assonnati, occhi frettolosi, occhi distratti, occhi timidi, occhi spenti, occhi freddi. Io non so come sono i miei occhi quando incrociano altri occhi. Li proteggo, li nascondo dietro grandi occhiali neri.
Perché?
Perché non voglio che si scopra chi sono.
Chi sei?
Sono uno che si sente solo, che non crede molto in quello che fa ogni giorno o quasi, uno che vorrebbe dare molto ma che dà poco, e di questo incolpa quasi sempre gli altri e quasi mai se stesso.
Ma è così difficile dare?
Beh, in fondo non so neanche cosa, ma si dice che tutti abbiamo qualcosa da dare. Spesso mi capita davvero di avere qualcosa da dare, o da dire, ma non ho nessuno cui dare o dire; allora tengo tutto dentro. Ma certi giorni proprio non ce la faccio, e vorrei prendere un paio di quegli occhi che incontro per strada e dire “Chiunque tu sia guardami, e guarda cosa ho proprio qui, dentro di me per te, e se vuoi prestami le tue orecchie e ascolta quanto ho da dirti”. Ma tutto questo non accade mai.
Perché?
Non so, forse la colpa è mia, forse non consento alla gente di avvicinarsi abbastanza a me, o a volte per niente, o forse sono gli altri che non hanno voglia di ascoltarmi? Non saprei dire. Mi capita di non riuscire a comunicare con chi ho intorno e questa incomunicabilità tende a farmi isolare, chiuso in un guscio impenetrabile. Ogni tanto qualcuno bussa, si affaccia, ma il più delle volte va via, non so se più deluso o spaventato o che...
Tutto ciò è triste…
Fatto sta che la gente che ho intorno mi sembra tremendamente superficiale, vuota, poco interessante, insignificante. Ma chi lo sa che ciò non dipenda dalla mia pigrizia nell’indagare la psiche delle persone che ho tutt’intorno. In effetti non posso certo dire di avere il desiderio di conoscere a fondo qualcuno, piuttosto il contrario. Mi va sempre meno. E questo si riflette nei miei rapporti con gli altri.
Cosa intendi dire?
Sono sempre meno i ragazzi che si interessano di arte, di musica, di fotografia, di cultura; ragazzi un po’ più profondi del normale, che non rientrino nel limite “acque sicure” indicate dalla “boa rossa società moderna”; la gente è sempre più propensa al frivolo, all’estetico fisico, al materiale, all’apparire prima dell’essere, all’apparire Per essere. E di questa gente ne ho piene le tasche; se il prezzo da pagare per una scopata è questo, preferisco astenermi a vita, preferisco essere solo con me stesso, con la mia mente finché non mi gioca brutti scherzi, e qualcuno di quelle rare perle che quest’oceano di inutilità mi regala, quelle poche persone che possono capirmi, o solo ascoltarmi, o solo stare lì a far niente.
Sempre meglio che scendere a compromessi col mondo.
Ciao.

mercoledì 17 gennaio 2007


Oggi muore il sole, il cielo, l’aria, la musica; muore persino la morte.
Hai mentito, uccidendomi con una parola; il magnete è collassato.
Mi trovo nudo, nemici e amici si somigliano.
La voce non trattiene la mano scesa a colpire l’amore appena nato.
E se un giorno venissi a scoprire che è tutto falso? Mi frana in testa.
Guarisci il mio male, tu che lo crei. Oppure assimilalo mentre me ne libero, testa con due volti.
Scava nel buco e mostrami cos’hai per me, stordisci e trafiggi con parole dure e voce leggera.
Non ho fiducia nel pianto di chi mi aggredisce, e come potrei?
Le lacrime taglienti che mi mostri sulle tue mani trafitte valgono da riscatto scadente,
non mutano il battito del mio cuore; se la lingua del serpente non bagna il veleno,
ha stelle da baciare e un seno da mordere.
La tua maschera di cenere si sgretola e ti mostra in tutta la mia illusione.
Gettati nel fiume, il peccato ti porterà a fondo,
ma il mio perdono non avrà braccia così forti per salvarti, Ofelia.

Like going up to Heaven and then coming back alive...

Tra il desiderio di amare e la paura di essere innamorato comincia il viaggio nella mia (in)coscienza più profonda. Discendere da una vetta che accarezza il niente, il falso, lungo strade che non esistono ancora, pericolose vie fin’ora percorse solo da pensieri nascosti; raggiungere la valle dove giace il Me sconosciuto ma che fa un gran rumore, un gran tumulto di passioni in movimento tettonico. Affrontarmi faccia a faccia in uno scontro definitivo, all’ultimo sangue; liberare l’anima per poi seguirla fin dove può danzare e bruciare illuminandomi. Solo contro me stesso, senza armi, col potere e la voglia di schiarire la nebbia che mi avvolge. Una discesa in questo vortice. Rinascere o morire.